Una profonda ondata di preoccupazione sta attraversando la provincia di Trapani a seguito delle recenti decisioni riguardanti il riordino della rete ospedaliera. Le scelte, emerse dopo settimane di incontri e confronti, sembrano certificare un progressivo abbandono di un intero territorio, lasciando irrisolte questioni cruciali e ignorando le reali esigenze di una vasta utenza.
L’ospedale di Castelvetrano, una struttura moderna progettata anche per resistere a eventi sismici, con i suoi 48.000 mq, pista per elisoccorso, 6 piani, 20.000 mq di superficie e ben 4 sale operatorie, destinata a servire oltre 100.000 abitanti distribuiti su tre province, si trova ora ad affrontare un drastico ridimensionamento. Il numero di posti letto scende da 124 a 112, con un preoccupante calo a soli 2 posti letto dedicati alla chirurgia. Ancora più allarmante è l’eliminazione dell’urologia oncologica, un servizio di fondamentale importanza per la salute dei cittadini.
Le ripercussioni si estendono anche alle isole minori. La chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia a Pantelleria rappresenta un atto gravissimo. Le rassicurazioni sulla reperibilità di un ginecologo e sull’assistenza tramite consultorio appaiono insufficienti di fronte alla necessità di percorsi di assistenza completi per le gravidanze. Tale decisione rischia di condannare le future mamme a spostamenti complessi, evidenziando come le isole minori vengano percepite come aree marginali da sacrificare.
A Trapani, un’altra criticità emerge con la “dimenticanza” dei 18 posti di terapia sub-intensiva destinati al nuovo reparto di radioterapia in fase di realizzazione. Corregere un errore, per quanto necessario, non può essere considerato un merito, ma il minimo indispensabile per garantire la funzionalità di una struttura vitale.
Il punto più dolente, tuttavia, resta il silenzio assordante sull’abolizione del reparto di chirurgia oncologica a Castelvetrano, un presidio che la stessa regione aveva identificato come punto di riferimento per l’area occidentale della Sicilia. Questo silenzio è un affronto ai professionisti e, soprattutto, ai pazienti che ogni giorno si affidano a queste cure. Un’intera comunità rischia di perdere un centro di eccellenza a causa di miopia e inerzia decisionale.
Le giustificazioni addotte parlano di ricerca di equilibrio ed efficienza. Tuttavia, ciò che emerge è una realtà fatta di tagli, rinunce e scelte che penalizzano le aree più fragili. L’ascolto, se non accompagnato da azioni concrete, rimane sterile. L’efficienza, inoltre, non si misura in tabelle, ma nella qualità delle cure, nell’accessibilità dei servizi e nella fiducia dei cittadini.
Queste decisioni non rappresentano un piano sanitario, ma un compromesso al ribasso, una risposta burocratica a problemi profondamente umani e urgenti. Non si può accettare che si continui a tagliare senza investire, a chiudere senza rilanciare e a promettere senza costruire. La provincia di Trapani merita un trattamento diverso; non è una provincia di serie B.
La sanità, infatti, non è una spesa da contenere, ma un diritto fondamentale da garantire. Sempre e a tutti.
Stefano Caruso