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Partanna: “Volano gli stracci” tra i Consiglieri D.C. di maggioranza e l’Amministrazione Li Vigni

COMUNICATO STAMPA

Consiglio Comunale umiliato, città tradita: la DC di Partanna
rompe il silenzio
La posizione ufficiale dei consiglieri della DC, Mendolia e Trinceri, dopo il
Consiglio Comunale del 16 giugno

Quello andato in scena in Consiglio comunale a Partanna è stato uno
spettacolo triste, un copione stanco scritto male e recitato peggio. Sembrava
di essere tornati alla peggiore stagione della Prima Repubblica, quando il
potere non si esercitava con il dialogo ma con l’imposizione, con il silenzio
calato a comando e le decisioni prese altrove.
Due semplici emendamenti. Due proposte concrete dell’opposizione – non
ideologiche, non destabilizzanti, non provocatorie – su temi che riguardano
direttamente la qualità della vita dei cittadini: manutenzione delle strade
urbane, potenziamento degli uffici tecnici. Proposte che, in un contesto
normale, sarebbero state discusse, valutate, magari anche accolte. Perché il
bene della città dovrebbe venire prima delle dinamiche da cortile della
maggioranza.
Invece no.
Le consigliere di maggioranza Mendolia e Trinceri hanno scelto di essere
critiche su alcune scelte dell’Amministrazione allo scopo di esercitare fino in
fondo il proprio ruolo istituzionale con responsabilità e indipendenza di
giudizio e per questo hanno votato favorevolmente gli emendamenti
presentati dall’opposizione
Il resto della maggioranza ha alzato il muro. Nessun confronto, nessuna
apertura, nessun rispetto dei ruoli. Hanno preferito calare il solito diktat: “O si
fa come diciamo noi, o niente”. Non un atto di forza: un atto di debolezza
politica travestita da muscolarità. Una dimostrazione di insicurezza,
mascherata da una presunta superiorità numerica.
Il punto è che i numeri non sono bastati. Hanno detto “no” agli
emendamenti solo per affermare il loro potere, solo per ribadire che possono
decidere anche da soli. Ma nel momento in cui si è arrivati alla votazione
finale, quella stessa maggioranza è implosa sotto il peso della propria
arroganza. La variazione di bilancio è saltata. Bocciata. Fallita.
Chi governa con l’arroganza prima o poi inciampa nella propria ombra.
Non si è voluto costruire nulla, non si è cercata una sintesi, non si è fatto
nemmeno finta di ascoltare. Si è preferito umiliare l’opposizione e quella
parte di maggioranza non allineata, fingendo di essere forti. Ma il vero
fallimento è stato umiliare le istituzioni, riducendo il Consiglio Comunale a
un’esibizione di autoritarismo senza contenuti.
Voler far ricadere la colpa su chi mostra apertura, buon senso e disponibilità
alle proposte finalizzate al bene comune, significa strumentalizzare la verità
facendo leva su temi importanti e delicati; uno su tutti quello della disabilità.
Dunque, nel rispetto delle Istituzioni e della verità, è doveroso chiarire quanto
segue:

  1. Nessun “no” ai bisogni dei cittadini.
    La bocciatura della variazione non rappresenta un rifiuto ai servizi, ma la
    conseguenza diretta di un’impostazione rigida e autoreferenziale.
    L’Amministrazione ha rifiutato ogni confronto, forzando i tempi e ignorando le
    richieste legittime di discussione e miglioramento.
  2. Gli emendamenti dell’opposizione erano costruttivi.
    Le modifiche proposte (70.000 euro per la manutenzione stradale e 30.000
    euro per automezzi comunali) erano concrete, puntuali e non alternative
    all’ampliamento del cimitero. L’integrazione era possibile, ma è mancata la
    volontà politica di farlo.
  3. No alle strumentalizzazioni su temi delicati.
    Mettere nello stesso pacchetto disabilità, cimitero, pubblica illuminazione,
    rally, incarichi esterni e protezione civile, equivale a usare temi sensibili come
    scudi ideologici per screditare chi legittimamente valuta un atto. La
    responsabilità di legare misure urgenti a scelte discutibili, è una precisa
    responsabilità politica da imputare esclusivamente all’Amministrazione.
  4. Il danno erariale lo causa chi non sa costruire consenso.
    Un’Amministrazione che non riesce a far approvare i propri atti dovrebbe
    interrogarsi sulle proprie scelte. Non si può pretendere un voto favorevole in
    virtù della propria posizione: il merito degli atti conta più dei proclami.
  5. No al ricatto politico.
    Non si può chiedere approvazione cieca su tutto. Ogni voce di bilancio va
    discussa e pesata. E se oggi è tutto fermo, è perché il metodo è sbagliato:
    governare non è imporre, ma mediare, convincere, ascoltare.
  6. Chi governa ha il dovere del dialogo.
    Presentare un atto da quasi un milione di euro senza accettare il confronto né
    con l’opposizione né all’interno della stessa maggioranza, non è leadership.
    È isolamento. Ed è proprio questo isolamento che ha fatto naufragare l’atto.
    Non ci sono state “nuove visioni”. Non c’è stata responsabilità. Non c’è stata
    leadership. Solo una volontà ossessiva di chiudersi, escludere, respingere.
    Come se il confronto fosse un problema da evitare, non una ricchezza da
    valorizzare.
    Il risultato? L’ennesima occasione persa. E a pagare, come sempre, è stata
    la Città. Un’Amministrazione che rifiuta il dialogo non è forte: è debole. È
    miope. È inadeguata.
    Chi guida oggi la maggioranza si faccia una domanda seria: cosa rimane del
    potere quando fallisce anche il buon senso?
    Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Con proposte, con responsabilità, con
    senso delle Istituzioni. Ma non resteremo in silenzio mentre chi governa
    calpesta le regole basilari della democrazia, solo per nascondere la propria
    incapacità di costruire una visione condivisa.
    Sul bilancio non si fa propaganda. Si governa con responsabilità. E la
    politica vera si misura nel confronto, non nella paura di ascoltare.
    La Democrazia Cristiana di Partanna
    Giuseppe Bianco – Commissario cittadino
    Antonella Mendolia – Consigliere comunale
    Giuseppina Trinceri – Consigliere comunale
    Michele Simplicio – Presidente regionale dei giovani